









La Vinicola Furnari era, negli anni sessanta, settanta e nei primi ottanta, una azienda vinicola d'avanguardia, con una catena di vinificazione e due catene d’imbottigliamento di ultima generazione, con una capacità produttiva di 10.000 bottiglie al giorno, ventinove vasche di cemento armato da cento ettolitri ciascuna, poste in una cantina sottoterra, anche ai fini dell'invecchiamento, venti vasche per la vinificazione, quattro celle frigorifere, due autoclavi, un impianto di refrigerazione, due impianti di pastorizzazione, complessivamente posti in un'area di 1500 mq.
/LA NOSTRA STORIA
Erano gli anni sessanta e in Italia si viveva un momento di grande sviluppo economico, un'eccitazione collettiva, tutto sembrava facile e a portata di mano, ma era una semplice illusione. La Sicilia era una terra piena di contraddizioni, di analfabetismo e di povertà da una parte e latifondisti e aristocratici dall'altra.
La visione di un uomo che riusciva a vedere avanti nel tempo diede vita ad un sogno in un una cittadina della provincia dell'ennese, Piazza Armerina, con la realizzazione di un'azienda vinicola con impianti tecnologicamente avanzati ed una concezione enologica in anticipo sui tempi. La visione di Francesco Furnari è durata circa vent'anni.


L’Azienda esportava i propri vini in tutta Europa, negli Stati Uniti e nell'America latina; il marchio di qualità della Regione Sicilia, di cui godevano i vini Furnari, era un riconoscimento non scontato per l'enologia dell'epoca. Un riconoscimento che non tardò ad arrivare anche a livello internazionale, grazie a numerosi premi e risultati. Il Velvety (rosato ottenuto da uva Calabrese, oggi conosciuta in tutto il mondo come Nero D'Avola) oltre ad ottenere le massime premiazioni durante la Settimana Verde di Berlino nel 1970, è stato classificato dalla stampa dell'epoca al primo posto tra i vini europei, superando anche i vini rosé francesi, un risultato oggi impensabile per i rosé italiani. Mentre il Flaming (rosso ottenuto dalle uve Calabrese e Nero Cappuccio) ha ricevuto premi negli Stati Uniti a Los Angeles, a Bruxelles e Francoforte sul meno.
La stampa dell'epoca ha classificato i vini Furnari tra i migliori degli italiani esportati nel mondo.
Le ricette enologiche, ottenute dopo un lungo periodo di ricerca e sperimentazione nei primi anni Sessanta da Francesco Furnari insieme con l'enologo di Alba Lurgo, rispecchiavano una concezione che nelle maggiori case vinicole siciliane arrivò circa vent'anni dopo.
Questo consentì anche ad un giovane e brillante enologo di Alba appena diplomato, di nome Franco Giacosa, che in sette anni di lavoro con Francesco Furnari ne poté conoscere a fondo metodi e ricette, successivamente, passato alla Corvo - Duca di Salaparuta e poi alla Zonin, di venire riconosciuto come uno dei più importanti professionisti del settore, nonché come l'inventore del "Nero D'Avola".
Quel sogno se n'è andato insieme a Francesco Furnari all'inizio degli anni Ottanta, con la complicità anche di chi volle e poté approfittare delle circostanze.
A distanza di quasi quarant'anni i figli e i nipoti hanno voluto raccogliere un'eredità importante e dare nuovamente vita a quel sogno, tornando a fare vino siciliano di qualità, questo grazie anche al supporto dell'azienda Pietracava, splendida realtà vinicola di Butera.